Riceviamo e Pubblichiamo da Emilio Mauro Merola, Responsabile L.I.D.A. Sezione di Bonito (AV) e Delegato Responsabile LAC Sezione di Avellino
Bonito – “Purtroppo non si tratta né di una barzelletta né del titolo di un racconto fantascientifico, bensì è cronaca dei nostri giorni. Siamo a Bonito, provincia di Avellino, dove una cagnetta padronale in calore ha attirato anche dei cani randagi conosciuti in paese e ben inseriti nel contesto cittadino: fin qui tutto normale; assurdi invece i fatti che sono seguiti ad un comportamento assolutamente naturale. La presenza dei cani nei pressi dell’abitazione dove risiede la cagnetta in calore non è stata affatto gradita da qualcuno che, nella totale ignoranza, ha chiesto l’intervento delle Autorità per risolvere questo enorme “problema”! Le Istituzioni interpellate hanno affrontato la questione chiamando l’accalappiacani, condannando così un povero cane, timido ed innocuo, “colpevole” unicamente di aver seguito il suo istinto naturale, ad un destino di sofferenza e prigionia. Ennesima vittima dell’inadeguatezza ed impreparazione delle Istituzioni locali che si ostinano a disattendere i doveri, imposti loro dalla legge, di tutela e garanzia del benessere degli animali vaganti nei territori di loro competenza, per favorire gli interessi dei singoli.
In Bonito esiste un’Ordinanza comunale (n. 4 del 01/04/2016 – “Cattura, sterilizzazione e reimmissione sul territorio di cani randagi” ) rimasta totalmente inapplicata: nessun controllo per mappare la popolazione canina vagante sul territorio, pochi gli interventi di sterilizzazione, avvenuti soltanto dietro sollecito delle Associazioni di protezione degli animali; e le microchippature da parte del Servizio Veterinario dell’ASL per identificare i cani randagi ritrovati? E la loro registrazione presso l’anagrafe canile regionale? Sono state attuate tutte queste misure per contrastare il fenomeno del randagismo? Ovviamente no: molto più facile chiamare l’accalappiacani per qualsiasi motivo e rinchiudere la vittima di turno in una prigione dalla quale difficilmente uscirà. E’ così che si intende garantire il benessere degli animali? L’unica cosa a essere garantita è l’enorme profitto introitato da coloro che gestiscono i canili convenzionati: impressionante il fiume di danaro che queste strutture hanno ricevuto e ricevono dal Comune per il mantenimento dei cani lì ricoverati.
Peccato che, a fronte di un costo enorme che grava sulla collettività, non ci sia stato un miglioramento della situazione randagismo…tutt’altro! Tutti quei soldi, assurdamente sprecati, avrebbero potuto e dovuto essere utilizzati più proficuamente per mettere in atto tutte quelle misure previste dalla legge per prevenire il randagismo: controlli, sterilizzazioni, microchippature, iscrizione in anagrafe canina, campagne educative sia nei confronti dei detentori di animali che rivolte agli amministratori locali, sanzioni per i trasgressori, costruzione di un efficiente canile comunale (previsto tra l’altro dalla succitata Ordinanza).
Chiediamo con forza l’applicazione della legge in materia di tutela e benessere degli animali: è inammissibile che nel 2018 un cane mansueto che non farebbe male nemmeno a un moscerino debba venire privato della sua libertà solo per il fatto di essere un cane con i suoi istinti e le sue esigenze!
Chiediamo con forza l’applicazione della legge in materia di tutela e benessere degli animali perché non si può lasciare il destino di esseri innocenti nelle mani di delinquenti che sfogano le loro frustrazioni nei confronti di creature che non sono in grado di difendersi; non si può permettere che le amministrazioni diano credito a stolti che, non sopportando la presenza di pacifici animali, sono disposti a usare qualsiasi pretesto pur di toglierli di mezzo!
Chiediamo con forza l’applicazione della legge in materia di tutela e benessere degli animali affinché accadimenti come quello raccontato in questo articolo siano solo un brutto e lontano ricordo di una società incivile e ottusa”.